Dal Governo una vera e propria mazzata alle imprese
Il decreto approvato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri ha assestato un durissimo colpo al sistema di incentivazione per la riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato, aggravando il problema dei crediti incagliati.
La decisione del Governo anzitutto è grave sotto il profilo del metodo. Il decreto è stato approvato ignorando qualsiasi confronto con il sistema delle imprese, che da tempo sollecita un tavolo per superare la fase di profonda incertezza intorno ai meccanismi dei bonus generata dalle continue modifiche normative.
Un intervento che arriva in modo traumatico sul sistema della cessione dei crediti fiscali, senza alcuna distinzione tra le varie tipologie di incentivi (non solo i bonus edilizi) ma con l’unica evidenza di paralizzare qualsiasi operazione.
Il provvedimento rappresenta un elemento di rottura preoccupante per quanto riguarda le strategie e la gestione delle politiche economiche, producendo un impatto fortemente negativo sulle aspettative di crescita e sui livelli occupazionali, considerato che il mercato della riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare ha rappresentato il principale contributo alla consistente ripresa nel biennio 2021-2022.
L’insieme dei bonus edilizi nei primi 10 mesi del 2022 ha attivato investimenti per un ammontare di oltre 74 miliardi, con un incremento del 224% sullo stesso periodo del 2019, ultimo anno senza il meccanismo della cessione del credito.
La scelta del Governo pertanto comporta la rinuncia a investimenti aggiuntivi privati per una cifra di oltre 50 miliardi annui. I riflessi dell’orientamento, incomprensibile, del Governo saranno una drastica riduzione dell’attività per tutta la filiera che conta circa 750mila imprese, quasi tutte micro e piccole, aprirà una stagione di contenziosi sui termini dell’applicazione delle nuove norme, e aumenterà il livello di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica.
«Questo blocco previsto nel decreto legge è una vera e propria mazzata alle migliaia di imprese che in base alle norme vigenti, hanno lavorato effettuando investimenti e assunzioni anche in prospettiva di continuare ad operare garantendo l’esecuzione degli interventi con lo sconto in fattura, che per molti clienti è stata una vera e propria molla incentivante. Bloccando l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, che si stanno facendo carico di risolvere un’emergenza sociale ed economica sottovalutata dalle amministrazioni centrali, senza aver individuato una soluzione strutturale, queste imprese rimarranno definitivamente senza liquidità, e i cantieri si fermeranno del tutto con pesanti conseguenze per le famiglie», ha dichiarato il presidente di CNA Costruzioni Biella, Roberto Botosso.
Il decreto frena un mercato rilevante, aiuta il sistema bancario in termini di garanzie giuridiche, alleggerendo la responsabilità dei cessionari dei crediti, ma dimentica le 40mila imprese che hanno crediti di imposta bloccati per oltre 8 miliardi di euro che non riescono a cedere.
Ma ancor di più, il provvedimento vieta anche le iniziative da parte di Regioni, Province e Comuni che si sono attivati per offrire un contributo all’emergenza dei crediti incagliati. Iniziative lodevoli che andrebbero spronate e che indicano la gravità della situazione in tutto il Paese.
«E’ stata davvero una settimana nera per le nostre imprese – commenta il presidente dell’Associazione Gionata Pirali – . CNA ha chiesto subito soluzioni rapide e l’immediata istituzione di un tavolo permanente per trovare soluzioni efficaci e condivise sul riordino del sistema degli incentivi, e il Governo ha annunciato per lunedì prossimo un incontro con le organizzazioni datoriali, dal quale si dovrà uscire con soluzioni certe. In mancanza di ciò, lavoreremo in sinergia con tutte le altre Associazioni per stabilire inevitabili azioni di protesta».